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LA STRANA COPPIA

Teatro Manzoni dal 21 novembre al 3 dicembre 2023feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30
sabato 2 dicembre ore 15,30 e 20,45
GIANLUCA GUIDI GIAMPIERO INGRASSIA LA STRANA COPPIA
Revival di Neil Simon
traduzione, adattamento e regia Gianluca Guidi e con
GIUSEPPE CANTORE, RICCARDO GRAZIOSI
ROSARIO PETIX, SIMONE REPETTO
e con CLAUDIA TOSONI e FEDERICA DE BENEDDITIS

scene e costumi Carlo De Marino
musiche Maurizio Abeni
luci Umile Vainieri
progetto audio Franco Patimo
assistente alla regia Francesca Somma

Trama

Si alza il sipario su un appartamento intriso di fumo, a Manhattan negli anni ’60. L’appartamento (sporco e disordinato) appartiene a Oscar Madison, che l’ha lasciato andare in rovina dopo il suo divorzio. Quando invita il maniacale, “sterilizzato” e ferito Felix Unger – la cui moglie lo ha appena buttato fuori di casa – a condividere per qualche tempo la casa con lui, questo, diventa un campo di battaglia su quale stile di vita alla fine prevarrà, così come quanto stretto contatto personale possa sopportare un’amicizia. Sunto che, ovviamente, tralascia molti particolari; ma la sostanza è questa.
Note di regia

“La Strana Coppia” venne rappresentata per la prima volta al Plymouth Theatre di Broadway il 3 ottobre 1965, per la regia di Mike Nichols: i protagonisti erano Art Carney nella parte di Felix e Walter Matthau in quella di Oscar. La pièce venne poi allestita al Eugene O’Neill Theatre a New York (1966-1967). In totale: 966 rappresentazioni. Celeberrima la versione cinematografica con Matthau/Lemmon diretta da Gene Saks. Innumerevoli le riedizioni postume; vale la pena di ricordare una Sit-Com televisiva durata anni, ispirata alla stessa commedia, interpretata da due grandi attori americani Tony Randall e Jack Klugman (il Dottor Quincy per chi volesse ricordarlo così) e l’ultima trionfale versione di Nathan Lane e Matthew Broderick a Broadway nel 2005. In Italia, la prima edizione andò in scena per mano di Garinei e Giovannini il 15 novembre 1966, presso il teatro Politeama, a Napoli. Qui i ruoli che furono di Matthau e Lemmon, furono interpretati rispettivamente da Walter Chiari e Renato Rascel. Anche nel nostro Paese vi sono state molteplici edizioni di ottimo successo. Devo dire che non è difficile scegliere Neil Simon come autore da rappresentare. Non risulta nemmeno difficile scegliere La strana coppia come titolo per cercare I favori del pubblico e/o dei gestori dei teatri. Va detto però che è altresì molto difficile trovare autori o testi della stessa levatura o abilità drammaturgica, soprattutto contemporanei. Soffro un po’ quando sento persone dell’ambiente dire “….si però basta con il solito stereotipato Neil Simon” oppure “…Simon si bravo ma così datato”. Magari ce ne fossero!! Nell’ attesa di trovarne altri così, io continuo a recitarlo e/o a dirigerlo. Meraviglioso “rappresentante” di Storie, straordinario dialoghista e uomo con un senso dell’umorismo impareggiabile, oggi, Neil Simon (per il pubblico italiano) potrebbe apparire sulla carta “vecchio”. Ma non lo è. Al di là delle nevrosi, di natura diversa, che appartengono a Felix e Oscar (oggi assolutamente al passo coi tempi) e con qualche difficoltà nella traduzione di alcune battute che solo in lingua inglese sono comprensibili giochi di parole, la difficoltà maggiore nel rappresentare una sua commedia è esclusivamente “temporale”: le perfette fotografie di uno spaccato sociale americano di quei tempi, è difficile da rappresentare nel 2023. In nostro aiuto arriva però il tema del “matrimonio fallito”, dell’essere uomini single devastati dalla separazione dalla propria consorte. Più che attuale. Per il resto, il Teatro anglofono (sia Broadway che West-End londinese) ha (nel tempo) istruito il proprio pubblico ad assistere ad ogni tipo di spettacolo (noi italiani nonsiamo al passo) definendone i confini in vere e proprie categorie. Ecco “La Strana Coppia” viene (da loro) inserita oggi, nella categoria REVIVAL che potrebbe essere tradotta con un “come eravamo”. Il pubblico si siede in platea sapendo bene cosa lo aspetta. Va (numeroso) ad assistere a tutto quello che gli viene proposto. Unica prerogativa richiesta, per decretarne il successo o meno, è la qualità della produzione. Il pubblico va a rendere omaggio o ad un grande autore o a chi lo interpreta sapendo benissimo quale precisa natura ha la rappresentazione a cui sta per assistere. Si rilassa e si diverte. Ammesso che la produzione ne sia all’altezza. E noi, ovviamente, speriamo di poterlo essere. Quindi, cosa per altro assolutamente consigliabile anche altrove, è meglio fidarsi dell’autore. Soprattutto quando è Neil Simon. Nel tempo abbiamo visto Cyrani senza naso, Riccardi Terzi senza deformità, Otelli nazisti e Elize Doolittle (Pigmalione-My Fair Lady) pugliesi. Meglio fidarsi dell’autore? Decisamente. Perché tradire Rostand, Shakespeare, Bernard Shaw…. o Simon?
Quindi (evitando nel nostro caso il “teatro didattico” di Brecht), avviamoci a teatro con la speranza di far assistere a due ore di divertimento e spensieratezza al pubblico che vorrà omaggiarci della propria presenza.